L'Ottocento

Ultima modifica 22 gennaio 2020

Dopo la parentesi napoleonica (1796-1814), Carate tornò ad essere capoluogo di distretto e vide fiorire sul suo territorio numerose ville (spesso ricostruzioni di edifici preesistenti) da parte di famiglie dell’aristocrazia milanese.

Dal 1823 il nostro borgo accolse i riposi estivi del filosofo e giurista Gian Domenico Romagnosi, inviso agli Austriaci, ospite dell’amico Luigi Azimonti. Alla sua morte volle essere sepolto nel cimitero di Carate, dove ancora oggi riposano i suoi resti, nella cappella dei Cusani Confalonieri.

Secondo la tradizione, il 5 agosto 1848 sulla piazza di Carate si sarebbe fermato Giuseppe Garibaldi, in ritirata verso Como, e avrebbe pronunciato, davanti ai caratesi stupiti e ammirati, la frase: “Voglio farmi lupo se non posso vedere l’Italia libera”.

Dopo l’unità d’Italia, nel 1863 il nome del nostro Comune venne modificato in Carate Brianza, per distinguerlo dal comasco Carate Urio, e nel 1869 i due Comuni di Agliate e Costa vennero soppressi e uniti a Carate Brianza.

Mentre venivano avviate lungo il Lambro le prime attività industriali, tutte legate alla lavorazione della seta, della lana e del cotone, Carate si avviava decisamente sulla strada del progresso e della modernizzazione: tra il 1877 e il 1881 fu costruito il Municipio, ancora oggi utilizzato, anche se affiancato da una più moderna costruzione; nel 1886 si inaugurava la tramvia che collegava Carate a Seregno e quindi a Milano e successivamente quella che conduceva a Monza.


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